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GOOGLE SARÀ LA NOSTRA OMBRA: UN'APP TRACCERÀ GLI SPOSTAMENTI DEGLI UTENTI A FINI COMMERCIALI

Secondo ricostruzioni di fonti interne all'industria, Big G starebbe sperimentando un sistema di tracciatura globale della posizione in relazione alla pubblicità e ai negozi visitati nel mondo reale. Per ottimizzare gli algoritmi e massimizzare la resa. Ma a rischio privacy se l'accesso ai dati dovesse essere privo di opportune regolamentazioni.

Per una storia simile qualche tempo fa Apple passò per le forche caudine della stampa mondiale. Al tempo la colpa venne data a un bug del sistema operativo, successivamente risolto. Ma se il progetto di Google di cui si apprende attraverso indiscrezioni industriali dovesse trasformarsi in realtà, lo scenario potrebbe ripresentarsi uguale se non amplificato per Big G. Ma quale scenario esattamente?

Secondo ricostruzioni di fonti interne all'industria, Google starebbe sperimentando un sistema di tracciatura globale della posizione dei suoi utenti in relazione alle attività commerciali. Connettendo quello che si fa online con la vita reale, con l'obbiettivo di verificare se un annuncio apparso sullo smartphone quando si cerca un prodotto o un servizio porta poi l'utente a visitare effettivamente i posti segnalati. Nulla di male se il servizio si rivelasse basato su una dettagliata possibilità di opzione rispetto a quali dati di posizione comunicare a Google. Ma un problema potrebbe sorgere nel momento in cui l'utente non fosse effettivamente consapevole di comunicare dati di questo tipo. E senza distinzione di dispositivi: il sistema funzionerebbe sia su Android che iOS. E il conflitto di visioni sarebbe quantomeno da rivedere.

In realtà già ora Google raccoglie dati di posizione degli utenti, dal momento in cui questi attivano la localizzazione goegrafica nelle proprie app o sui propri dispositivi. L'aggiunta della verifica commerciale fornirebbe una serie di informazioni rilevanti in più, che andrebbero a toccare la corrispondenza tra prodotti cercati online e poi fisicamente, necessità di prodotti, tempi di ricerca e scelta. Elementi che incrociati possono fornire un quadro sempre più preciso della "identità commerciale" di un individuo e su cui potrebbe sollevarsi un vespaio di polemiche. Perché l'efficienza degli annunci personalizzati è una merce dal valore considerevole. E  anche se l'azienda si dichiara sempre fedele al suo motto "Non essere cattivo" (Don't be evil) e questo sarebbe un monitoraggio che essenzialmente servirebbe a Google per perfezionare i suoi algoritmi, Google potrebbe andare incontro a richieste di esplicitazione massima di questa funzionalità. Che in ogni caso comporterebbe, anche se a iscrizione volontaria, una cospicua deroga alla propria privacy. Un concetto che nell'era digitale sta ovviamente allargando i confini, ma ancora sensibile a manovre brusche.

Fonte: repubblica.it

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